Biografia
Nato a Roma dove frequenta il Liceo Artistico e la facoltà di Architettura. Diviene poi docente di Disegno e Storia dell’Arte. Dopo i primi anni di progettazione e costruzione di ville e monumenti approda alla progettazione navale, divenendo un noto Yacht Designer e costruttore di imbarcazioni a vela.
Memore dei suoi insegnanti da Capogrossi, Turcato e Mannucci, a Guttuso, Guzzi e Spadini, antitetici nelle scelte pittoriche, ma grandi nei loro ambiti espressivi, l’Alberigi per anni ha dipinto e scolpito, alternandosi tra l’astratto e il figurativo, alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo.
Solo dopo l’esperienza maturata nella costruzione delle imbarcazioni a vela, quale disciplina delle tecniche con materiali innovativi, e i viaggi per mare lungo gli immaginari percorsi di Enea e Ulisse, egli ha modificato l’approccio creativo che si evidenzia nelle ultime fasi della sua ricerca espressiva. I contenuti, ricchi di riferimenti mitologici e ancestrali della cultura mediterranea, vengono interpretati in chiave simbolista e concettuale, e costruiscono un linguaggio di segni e di emozioni, riconoscibili attraverso una lettura psicanalitica mai disgiunta dalla tecnica, dai materiali, dagli elementi di visione, e dalla comprensione dell’arte del passato attraverso l’esperienza del proprio tempo. Alcune sue opere, sono presenti in collezioni private europee. Federico Alberigi attualmente vive e lavora a Roma.
Biografia Iconografica
Anni '70
La passione per la luce e il colore, mi portarono nei primi anni sessanta, a creare grandi quadri di intensa potenza visiva ed emotiva. Inizialmente influenzato da W. Turner, approdai poi ad una personale pittura rarefatta e di solo colore, con vaghe presenze o memorie poetiche. Nel tentativo di superare la spontaneità gestuale, aderi’ negli anni ’65, ’66 allo strutturalismo, di matrice francese, dove un pensiero organico globalizzava i diversi stimoli creativi, per cui essi non erano definibili separatamente ma nella loro globalità e nelle loro relazioni reciproche.
Il Bosco Tremulo
Agli inizi degli anni ’70, gli eventi politici dell’occidente mi fecero aderire in pittura, al realismo di matrice francese (Delacroix, Coubert) nella quale l’evoluzione della storia e degli eventi è mediata dall’impianto classico del disegno e del colore pervasivo delle figure, rimarcando il contenuto eroico dei singoli personaggi. Per rappresentare le inquietudini e i misteri dell’inconscio, non mi servivo della tecnica pittorica solamente in senso descrittivo, ma evocativo, cosi’ da dare una molteplicità pressoché infinita di significati e di valenze psicologiche. Il mio interesse nella pittura era finalizzato a rendere un idea per mezzo dell’immagine più che a visualizzare un immagine fine a se stessa. I quadri apparivano come un insieme di eruditi simboli i quali rendevano ardua l’interpretazione per eccesso di sincretismo che rimandavano il pensiero ai miti classici e cristiani.
Addio Idoli Crudeli
Lo studio della progettazione e costruzione delle barche a vela, mi ha portato ad esprimere una pittura analitica, aderente al soggetto apparente, che si smaterializza per successive sottrazioni fino ad evidenziare solo il “ destino “ del tema iniziale. Ma questo “destino” in sè include una pretesa di superiorità che ci autorizza a trattare la terra come se altro non fosse che semplice materia primaria, per cui possiamo inquinare l’aria e l’acqua, disboscare le foreste, estinguere le specie animali, o allevarle in condizioni spaventose che preferiamo ignorare quando ne consumiamo le carni. Un rapporto tra i fatti e le idee, che includono la ragione, la verità, l’eleganza e la forma, si oppongono all’ignoranza del potere e generano, quando questo ultimo è vincente, il degrado dell’arte (tutta) e in particolare dell’assetto urbanistico e territoriale. In questo ultimo ambito l’individuo è soccombente, perché privato del suo spirito critico e diviene lo strumento passivo ma utile al consumo dei beni immobili. Nelle città degradate dalla speculazione, spogliate del verde e dei centri di aggregazione culturale, non c’è più spazio per il bello e l’eleganza, strumenti di discernimento e di critica.
Lo scuoiatore di cavalli
La Sedia del Diavolo
Anni '80
Titolo: "I nidi umani"
Durante la seconda metà del ‘900 ho assistito allo svuotamento progressivo delle campagne e al fenomeno della migrazione nelle città, in cerca di un illusorio benessere. Il prezzo pagato per la disgregazione della millenaria civiltà contadina, nata nel tempo delle culture animistiche, pagane e cristiane, sradicò di colpo i miti e i riti, con cui le comunità si erano aggregate nel corso del tempo. In arte questo epocale mutamento può aver giovato a intendere come la “ pausa “ sia servita alla liberazione delle qualità puramente fantastiche, e abbia giovato come momento di antitesi alle sintesi successive di ragione e di fantasia.
In questi anni, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80, ho notato una crescente liberazione della donna dall’oppressione maschilista che si manifestava prevalentemente con l’ostentazione del corpo femminile. Nella pittura figurativa, questo fenomeno implicava la conoscenza dei complessi fenomeni sociali, per poi da questi astrarre gli elementi semplici, depurati dalle scorie pubblicitarie. Così la forma aveva bisogno di distendersi nella sua compiutezza, per evidenziare i mutamenti antropologici della donna.
Titolo: "La processione della beata patrona "
Anni '80/'90
Titolo: "Le ombre erranti"
Nei miei viaggi per mare ho incontrato culture animistiche permeate di uno spirito cosmologico, sopravvissute alle civiltà pagane, cristiane e islamiche, tuttora vive nell’area mediterranea, Il sottile confine che separa il razionale dall’esoterico, il trascendente dalla reincarnazione è il patrimonio emotivo mai sopito e fortemente avvincente, anche se inquietante.
Vivere i complessi fenomeni dell’inconscio femminile ,altalenanti e spesso inconsapevoli, pieni di lusinghe e aspettative, è divenuto per me predominante, perchè rappresentativo di un cambiamento epocale nella mutazione fisionomica della figura femminile. Composizione, luce e colore non hanno più il semplice compito di servire alla chiarezza della forma, ma vivono di una propria vita relazionata alla chiarezza relativa della immagine cangiante.
Titolo: "L'adorazione del corpo"
Anni 2000
Titolo: "Bambola dimenticata"
Il culto della propria immagine è il fenomeno prevalente della società contemporanea. La difficoltà di comunicazione con sé e con gli altri, induce a ricercare nel culto delle personalità e dell’apparire, comunque, un segno identificativo del proprio io. Le modifiche fisionomiche, già note nella ritrattistica del passato, oggi vengono eseguite con Photoshop e la chirurgia plastica. In arte il fenomeno del narcisismo, tende ad ampliarsi globalmente per tentare di riproporre lo spirito del mito classico della bellezza sovrastorica, che assemblava le parti nobili dei due sessi. Nel nostro tempo è l’industria della cosmesi e della moda a creare il “mito” che però non può essere stabile perché legato al prodotto commerciale.
La tensione all’infinito, caratterizzata da uno stadio di irrequietezza e incessante sforzo liberatorio dovuto all’insofferenza per la realtà quotidiana mi indussero, negli anni ’90 a ricercare nell’arte un modo per oltrepassare la barriera del finito con la sublimazione della natura.
Riconquistare il senso etico dell’opera pittorica nel fare manuale, ed esprimere i contenuti complessi della modernità, sono i canoni ispiratori che mi guidano negli anni 2000 – 2010. La fedeltà rigorosa all’evento celebra una quotidianità che include la coscienza del vivere nell’era del liberismo e del consumismo.
Titolo: "L'aretina"
Titolo: "Amore altrove"
La fedeltà alla pittura figurativa e un rapporto critico con la società occidentale, in cui domina la mercificazione dell’immagine nella sua serialità ossessiva, è l’ambito creativo in cui si muove il mio recente percorso pittorico. La mia pittura, perciò, può viaggiare nel tempo e nella memoria senza la paura di rivisitare i miti classici, perché essi ripropongono l’eterno dualismo tra forma e contenuto, in un’alternanza di tematiche esistenziali, spesso relegate all’oblio, nel nostro mondo tecnologico e massificato.
Il dominio apparente dell’immagine nel nostro tempo, creato con i diversi mezzi espressivi dei mass media, stimola la volontà di possedere l’oggetto rappresentato per appagare l’ansia del vivere. Nell’arte, questo mondo di feticci effimeri , disarticola la creazione e respinge l’artista a ricercare, nel meccanismo della “provocazione”, una breve notorietà marginale. Se l’arte figurativa è sempre stata uno strumento di conoscenza e di premonizione, oggi non può accettare “la morte” di hegeliana memoria sull’altare del consumo dell’immagine, che è solo un aspetto mercantile della vita odierna.
Titolo: "La vita virtuale"
2015
Le metamorfosi: La Grande Bellezza
In pittura, la tecnica narrativa del racconto a cornice, si basa sul meccanismo per il quale, all’interno di un’immagine, viene inglobata un’altra immagine, moltiplicando così i livelli narrativi. Accade così che l’uso ricorrente di questa tecnica, nella composizione del quadro, secondo un principio di analogia tematica, arriva ad istituire un altro ordine narrativo ( le forme sinuose del nudo e della cupola). E’ poi compito del pittore continuare e conciliare le spinte contrastanti che si producono tra i due protagonisti, e procedere seguendo di volta in volta ora l’uno, ora l’altro.
E proprio in questo sta l’abilità di escogitare un collegamento e una transizione da una forma all’altra, come le similitudini formali e intrinseche tra la forma del seno e quella della cupola. Il quadro si sviluppa così trapassandro in continuazione, adeguandosi a quella legge della metamorfosi che governa l’intera composizione. Nella sua struttura il quadro riproduce anche la legge che governa il mondo da esso descritto : il senso di un’esistenza continuamente mutevole, incerta. Un mondo segnato dallo scarto tra apparenze ingannevoli e realtà effettiva, da una rete di equivoci e inganni, nella quale gli uomini, per natura inclini all’errore, finiscono per cadere impigliati. Oltre a richiamare il passato, ad appellarsi alla memoria dell’osservatore, il quadro promette anche qualcosa del suo futuro, lo preannuncia, stimolando la curiosità e l’attesa dell’osservatore. L’anticipazione di un evento futuro è nella storia del corpo femminile, ora colto nella sua essenza materna e generatrice di una nuova forma ( la cupola ), ma destinata ad essere interpretata a livello sessista.
2015 – 2016
La vita virtuale
Nella nostra preistoria l’uomo delle caverne dipingeva animali, quasi sempre mammiferi, auspicandone il possesso per il proprio sostentamento. Nel nostro tempo, la pubblicità stimola l’acquisto di beni, spesso effimeri e irrilevanti, per appagare l’ansia del vivere, al tempo del consumismo. Ma la più grande novità del nostro tempo sta nel fatto che ci scambiamo, con il Web, immagini, anziché telefonarci, cioè parole. E’ un cambiamento antropologico profondo. Ci si affranca così dalle ideologie imperanti, che destinano l’esistenza dell’uomo a puro funzionario della specie “, privandolo della propria soggettività, fino a renderlo un oggetto malleabile e riciclabile, soggetto solo al binomio produzione-consumo. Nella comunicazione globale le immagini sono importanti : non hanno bisogno di essere tradotte
Ma l’immagine usata ossessivamente dalla pubblicità può divenire un disegno di sintesi : non è più una fotografia, né una figura, ma una funzione matematica. Le tecnologie digitali non sono responsabili del nostro disagio, sono semmai lo specchio che riflette la nostra condizione esistenziale moderna. I pericoli non sono il portato della tecnologia digitale in sé bensì, una conseguenza dello stile di vita moderno. Nella società moderna i legami si sono “liquefatti”, producendo un individuo affetto dalla solitudine, egoista ed egocentrico. Da qui il disagio della post-modernità e la fuga rassicurante nell’online. Ma la perdita “delle conoscenze ” dentro di noi, sarà acquisita dai server, che conserveranno il nostro sapere a discapito della nostra creatività.
2016
L’uomo irrisolto
L’essere umano è un animale feroce, che ha cercato di auto addomesticarsi con la religione, la filosofia, la scienza, la letteratura e l’arte, ma invano. E’ rimasto un essere irrisolto e non armonizzato con la natura perché privo di istinti. ” L’uomo si distingue dall’animale perché sa reprimere gli istinti. S. Agostino: ” L’uomo perché privo di istinti non è vincolato dall’ambiente che disprezza, e vaga per la terra alla ricerca di nuove zone da sfruttare.” Il nostro meraviglioso cervello, assemblato dall’evoluzione in modo approssimativo, sfruttando parti antichissime, che condividiamo con molti animali, unite a parti più recenti, secondo il classico “modus operandi” dell’evoluzione, è anch’esso un mistero irrisolto. Il risultato è che la nostra capacità di elaborazione è limitata, la memoria inaffidabile, la nostra emotività incontrollabile, e quando le nostre pulsioni, associate alle abilità tecniche, si combinano, scatenano effetti devastanti, sia quando servono per distruggere altre specie, sia i nostri fratelli. Ma poi il fascino e il mistero della creazione sono predominanti anche se angoscianti, e ci facciamo avvolgere e travolgere, esausti, da questo mondo magico e inestricabile. Anche se il nostro inconscio primario è ormai quasi impotente di fronte alla travolgente ” civiltà della tecnica”, che preannuncia un’ esistenza semplificata e pianificata, articolata attorno al binomio produzione-consumo, e ci stimo ormai rassegnando, però, in questo ambito, l’arte figurativa può recuperare la sua vocazione originaria di premonizione e di conoscenza critica.
2016 – 2017
La pelle
Il razzismo designa un’ideologia che, fondata su una suddivisione degli esseri umani in gruppi supposti naturali ( le cosiddette ” razze ” ) in base all’appartenenza etnica, nazionale o religiosa, giustifica la supremazia di uno sugli altri. Le persone non sono giudicate e trattate come individui, ma come appartenenti a gruppi pseudo-naturali con caratteristiche collettive ritenute immutabili. In particolare il razzismo contro i neri è riferito al colore della pelle e a caratteristiche fisionomiche. Dall’aspetto esteriore si traggono conclusioni sull’interiorità, con l’attribuzione di caratteristiche personali o comportamentali negative. Il razzismo contro i neri trae origine dall’ideologia razziale impostasi nel XVII e XVIII secolo a giustificazione dei sistemi di potere coloniali e dello schiavismo. Ma grazie alla genetica, la biologia considera che tutti i componenti della specie Homo Sapiens costituiscono un solo insieme omogeneo, e che due gruppi etnici qualsiasi, il cui aspetto sia stato modificato dall’adattamento e ambienti esterni diversi, possono essere apparentemente molto diversi, ma in realtà molto vicini dal punto di vista genetico. Ma quando l’essere di colore si unisce all’essere donna, la discriminazione è ancora più complessa e interconnessa. Le donne nere vengono discriminate due volte, nelle comunità di afrodiscendenti, in quanto donne e negli ambienti femministi in quanto nere. Le difficoltà che le donne nere sono costrette ad affrontare nel mondo dei ” bianchi “, sta nella difficoltà ad affrancarsi da una lunga storia di sfruttamento sessuale. La donna nera è ancora vittima dello stereotipo legato a una visione esotica del corpo nero, che solo in parte il mondo della moda è riuscito ad attenuare. Solo quando l’occidente tecnologico e massificato capirà che la perdita della natura con le sue creature, nelle loro variate diversità è un danno globale e catastrofico, potrà ritrovare l’armonica convivenza con il diverso.
2017
Street Art
Outsiders ed eclettici scrivevano sui muri o utilizzavano colla e carta già negli anni ’50 – ’60. La contestazione studentesca tra gli anni ’60 e ’70 ha conosciuto diversi casi di pregraffitismo, che poi, negli anni ’80, emergeranno in nuove espressioni “murali”, sempre più indirizzate verso l’ “ART POUR L’ART”. ( Con essa si afferma che la vera arte è fine a sé stessa, ed esclude ogni fine che non sia la pura e disinteressata bellezza ). La tecnica dello STENCIL (mashera normografica ) passa di mano: non più soluzione ideale valida per slogan a sfondo politico o sociale, ma tecnica rapida per eseguire i propri disegni. Le motivazioni che spingono tantissimi giovani a intraprendere questo percorso non canonico dell’arte, possono essere molto varie: dalla contestazione al capitalismo ed alla proprietà privata, alla libertà espressiva, senza i vincoli di gallerie e musei. Quindi una maniera di autopromuoversi ed operare in prima persona. La normalizzazione e la istituzionalizzazione della street art hanno prodotto anche una cattiva arte urbana di puro vandalismo. Il contesto urbano in cui si sviluppano questi movimenti è delimitato nel recinto degradato delle periferie cittadine, dove miseria e rabbia sociale per la condizione di esclusione da ogni forma di potere, trova sfogo nella gestualità violenta e liberatoria. E, percorrendo le strade della periferia, il racconto del disagio e della solitudine si articola con alterne figurazioni: dalla megacartellonistica, quasi sempre posta a copertura di baracche o discariche, alla sequenza ininterrotta di graffiti od oscenità, che coprono squallidi edifici eseguiti in fretta dalla speculazione edilizia. Una documentazione del presente che illustra il nostro quotidiano, nella sua tragedia e negatività.
2018 – 2019
La Musa Silente
Le Muse rappresentano l’ideale supremo dell’Arte, intesa come verità del “Tutto”, ovvero l’eterna magnificenza del divino. A Clio, che rende celebre il canto epico, e la pittura vascolare, riconosciamo una soggettività apollinea, depositaria di un lo ispiratore e sovrastorico. Oggi però Clio è assediata da un altro inconscio : a quello pulsionale, governato dalle esigenze della specie, se n’è aggiunto un secondo: l’inconscio tecnologico, che ci promuove o ci esclude in base all’adesione alle norme dell’apparato produttivo. Clio vive perciò in uno ” stato di minorità” ed è incapace di utilizzare il proprio intelletto , perché subisce ossessivamente la ripetizione delle idee ( il marketing), in un ambiente claustrofobico (le metropoli ) impermeabili alle sollecitazioni. Clio, vorrebbe opporsi all’avanzata di un universo spersonalizzato e uniforme che trasformerebbe gli esseri umani in robot : crede che l’lo si sia troppo allontanato dalle sue radici inconsce e che le ‘meraviglie’ della scienza e della tecnica sembrano volgersi in forze distruttive. E rimane silente e attonita. In questo ambito l’arte figurativa si è lentamente dissolta con l’avvento della cultura anglosassone di matrice pragmatica che sembra predominare sulla nostra cultura umanistica di radici greche, latine e cristiane, che predilige la figura umana come centro per la conoscenza.
2019
L’Elmo di Athena
Dea greca della Sapienza, delle Arti e della Guerra, è ritratta nell’atto di armarsi perché dal mare arriva una nuova religione : il cristianesimo. La dea Atena è consapevole che la cultura greca si estinguerà unitamente alla sua visione tragica dell’esistenza e l’occidente sarà conquistato dalla cultura cristiana, caratterizzata dalla fede e dalla speranza di una vita ultraterrena. Questo passaggio genererà l’ottimismo dell’occidente che a differenza della grecità guarda al futuro sempre con ottimismo. I greci non prevedevano una vita ultraterrena e il limite invalicabile che è la morte irradia la sua portata simbolica a tutte le espressioni della cultura greca, dove tutto deve accadere secondo ” misura. Questa cultura del “limite ” che la nostra società ignora e non conosce limite al desiderio, per cui oggi la nostra capacità del fare è enormemente superiore alla nostra capacità di prevedere gli effetti del nostro fare. L’arte contemporanea che ha perso la cultura del “limite è pervasa dallo spirito dionisiaco e vive con ebrezza ed esaltazione il dissolvimento della forma relegando il ” contenuto ” a pura provocazione, rinunciando così a una propria e autonoma ideologia.
2019 – 2020
Due Archetipi: l’amazzone e l’ancella
La dimensione del classico è una regione della mente, verso la quale, da millenni, lo spirito occidentale torna ad incamminarsi, identificando l’antica Grecia e Roma, sua erede, come meta di questo struggente viaggio alla ricerca delle nostre origini. Il Classico è uno stato d’animo, un riferimento ideale che costantemente riaffiora nella storia, nella cultura e neil’arte. Il Classico soddisfa i nostri bisogni di regole, di riferimenti, di emozioni intellettuali. In questa chiave viene via via riproposto in movimenti e tendenze. E nella seconda metà del 1.800, Nietzche definì i concetti di apollineo e dionisiaco, come due principi antitetici fondanti dell’arte classica, dando impulso estetico e psicoanalitico alla sua lettura. Lo spirito apollineo pervade la figura dell’amazzone, rappresentata nel tentativo di cogliere la realtà tramite costruzioni mentali ordinate, negando il caos, proprio della vita dell’ancella. Ma con il sopraggiungere dello spirito dionisiaco invece, l’ancella vive intensamente la natura e i rapporti con gli uomini. Al di fuori della metafora della società greca, l’ancella, nella sua posizione di abbandono completo al flusso della vita, per antitesi, sembra divenire una moderna eroina tragica. Per lei la vita non è un meccanismo, cioè una rigida sequenza di cause ed effetti che l’uomo può scomporre e ricomporre, anzi, ogni suo tentativo di impadronirsene, ovvero di comprenderla, non può che fallire. Dal momento che la vita non è sottoposta ad un Ordine Razionale Superiore.
2020
Il pensiero calcolante
Tutti vorremmo ottenere il massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi, perché siamo succubi inconsapevoli del dispotismo “morbido ” della tecnica e del profitto. Non accettiamo limiti ai desideri, perchè oggi la nostra capacità di ” avere “è enormemente superiore alla nostra capacità di prevederne gli effetti. L’egoismo e il narcisismo oggi non sono più nevrosi personali, ma condizioni imposte dalla struttura della nostra società, che ha collocato sull’altare maggiore ” il dio denaro “, verso cui tutti tendiamo, superando, se possibile ” indenni ” le diverse stazioni del pensiero. E cosi’ ” il pensiero calcolante ” diventa l’unica modalità di pensare, stante l’egemonia delle procedure che ci promuovono o ci escludono in base all’adesione alle norme dell’apparato produttivo. Per essere connessi al sistema e non essere emarginati come scarti, dobbiamo trasformare i nostri modi di agire da soggettivi e personali a modi impersonali e oggettivi che garantiscano il rapido ricambio delle persone, sia come produttori- consumatori, che come immagini gradevoli e giovani, come suggerite dai social. ” Tutto ciò che è profondo ama la maschera ” ( Nietzsche ). Nell’arte figurativa, questo vasto mondo nevrotico e inquieto incide sulla psiche, che perde lentamente i suoi valori soggettivi, riverberandosi sulle variazioni somatiche, fino a divenire un replicante alla Andy Warhol. Difficile per il pittore figurativo cogliere le modifiche psico-somatiche, quando al prodotto unico ( il quadro ) subentra il mercato, con i ” multipli ‘ “, opere ripetute ed indifferenti.
Manca lo scopo
Per Giulia il futuro non è una promessa, ma una minaccia, e i beni raggiunti ( l’automobile, i bei vestiti, i gioielli, le vacanze) vengono vissuti non tanto per il piacere che possano dare, quanto per anestetizzarsi da un pensiero lucido su
un futuro imprevedibile, e quindi angosciante. Per Giulia il “sano realismo” “trasmessogli dai genitori che prevede come unici scopi della vita sia la carriera e il denaro, ma che per raggiungerli bisogna rinunciare alla propria individualità, non funzionale al sistema, che ci promuove o ci respinge se siamo solo docili produttori e consumatori. Ma se Giulia deve rinunciare a tutti gli aspetti irrazionali come l’amore, il dolore, l’immaginazione, l’ideazione, il sogno, di cui si alimenta l’uomo, che senso avrebbe la vita vissuta come un tristo vegetale? E se invece Lei scegliesse di vivere il presente in modo assoluto, senza passato e senza futuro? E vivere intensamente la natura e i rapporti con gli uomini; e abbandonarsi completamente al flusso della vita, rinunciando per sempre al proprio pensiero, organizzato tramite costruzioni mentali ordinate; e invece farsi portare dal flusso che vibra nell’aria incontrollata, perché mai sottoposta a un ordine razionale superiore. Quell’ordine senza poesia dato dalla quotidianità. Di poter vivere il Mito, quello molte volte visto in tv, nei cartoni animati e nei film, ma mai incontrati nella routine della vita. Dimenticare di essere una tra tanti, nell’infinita moltitudine di racconti di vita e far scomparire il senso di insignificanza che ci avvolge e travolge. Essere puro presente, puro corpo ed esperienza senza passato e senza futuro. Un rito magico ed avvolgete che stacchi da tutto il resto.
2021
Sensibile al verde
Per gli antichi Greci “la natura era quello sfondo immobile che nessun uomo e nessun dio fece“ ( Eraclito ) e quindi assolutamente non dominabile da parte dell’uomo, a sua volta concepito non al vertice del creato ma al pari di tutti i viventi. L’Animismo è la prima forma di religiosità che assegna un’essenza vitale ad ogni cosa dell’Universo e ai fenomeni naturali emanati da entità benigne. Tutto l’Universo è dotato di un’anima e spiriti invisibili vegliano sulla natura. Gli animisti attribuiscono un’anima alle “divinità arboree “, e gli alberi, esseri viventi la cui attività fisiologica permette la vita sulla terra, sono governati da svariate tipologie di spiriti, da Deva, alle Ninfe e alle Driadi. I Celti avevano un forte legame con la natura in quanto creazione di un’unica entità di cui loro stessi facevano parte. L’amore sconfinato per la natura, che aveva motivazioni nel mondo antico e pagano, prima che la sacralità del mondo vegetale fosse scalzata da l’affermarsi della religione giudaico-cristiana, si diffuse il Panteismo, di derivazione animistica. Nel nostro mondo tecnologico cambia anche la percezione della natura per cui quando vediamo un bosco, pensiamo al legname che possiamo ricavarne, a l’acqua da imbottigliare e vendere, ecc. perché la nostra familiarità con la tecnica ci ha abituati a considerare la natura come semplice materia prima. L’Animismo è ancora diffuso presso molte popolazioni di vari continenti, e sebbene appartenga a una religiosità “primitiva”, ha avuto grande evoluzione in diverse società, fino ad elaborare complesse cosmogonie e filosofie, come nel caso delle culture africane. L’influenza dell’arte primitiva africana sulle avanguardie del novecento, fu determinante per la nascita dei Fauves e del Cubismo. Lo stesso Picasso intuì la carica emotiva che le maschere africane sprigionavano…
L’intelligenza artificiale
2022
L’uomo senza qualità
L’uomo senza qualità è un romanzo incompiuto suddiviso in tre parti dello scrittore austriaco Robert Musil. E’ considerata una delle opere più importanti della letteratura mondiale, caratterizzata dall’essere un’opera monumentale, il lavoro di un’intera vita, come lo è stato “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, e, almeno in parte, l'”Ulisse” di James Joice.
Il romanzo è ambientato nei primi anni del Novecento, a Vienna, capitale di un grande Impero plurietnico, e la storia narra una vicenda esistenziale e spirituale di Ulrich, una specie di “uomo ideale”, che, riassumendo in sé tutte le qualità o le non qualità del secolo appena iniziato, il Novecento, vive parzialmente alienato dal mondo reale, e del tutto privo di autentici interessi.
Immerso com’è in un anti-umanesimo di matrice nietzchiana, il protagonista descrive questa sua situazione come una vera e propria malattia della volontà, pienamente inserita nel Decadentismo. Ulrich si è sempre dimostrato del tutto insensibile alle proprie capacità e qualità individuali; le sue caratteristiche principali che sembrano contraddistinguere ogni rapporto con gli altri, sono la sentita mancanza di ogni significato profondo associata ad un’ambiguità generale di giudizio etico-morale. Egli si ritrova pertanto ad essere tanto ricco intellettualmente, quanto privo di qualsiasi passione esteriore: ironico e corrosivo, discuterà via via con vari personaggi di nazismo, pragmatismo, psicoanalisi, positivismo, espressionismo e irrazionalismo. Dopo circa cento anni dalla nascita di Ulrich, oggi incontriamo Diego nell’ambito del suo frenetico lavoro dai ritmi compulsivi ma efficienti. Nato quando ancora vigeva la società della disciplina, regolata da norme che si ripetevano da generazioni, entra nel mondo del lavoro quando la società dell’efficienza travolge il mondo dei padri e ‘incammina verso dove ” tutto è possibile”.
La conseguenza è l’inaridimento della vita interiore, la desertificazione della vita emozionale, pur di rispondere al profilo che l’algoritmo ha scelto per Diego, non per sapere chi siamo, ma a cosa serviamo. E così, ridotti a robot automatizzati, non siamo più capaci di essere soggetti ma oggetti, inconsapevoli e spesso complici, perchè lusingati dai beni materiali creati apposta per anestetizzarci.
Federico Alberigi, ottobre 2022.
2023
Il tempo ritrovato
Tanto fu ritirata e isolata la seconda parte della vita di Camilla, quanto la prima fu un tripudio di mondanità e di vita sociale. Originaria di una famiglia alto borghese, la giovane Camilla non si faceva problemi a vivere da mantenuta, dal padre, mentre frequentava gli ambienti dei costruttori romani, i circoli del tennis e della caccia, partecipando a tutte le feste e a tutti gli eventi mondani della Roma bene degli anni 70. Ma gli eventi tragici della stagione della tensione, verso la fine degli anni 70, indussero Camilla a trasferirsi nella villa al Circeo, dove il circolo del tennis e lo yacht club, assicuravano la continuità del “buon vivere”. Ma, frequentando abitualmente quella classe sociale, così agiata, piena di vizi e spesso “vuota, Camilla si accorse che nessuno dei suoi conoscenti possedeva ciò che lei avvertiva come necessario, non un edonismo ripetitivo e tutto esteriore, ma il trasferimento dell’attenzione verso un’altra realtà, quella interiore. E la memoria di Camilla rievoca il tempo trascorso da giovanissima presso la zia, aristocratica e colta, in un vecchio palazzo nelle Marche. E’ quel tempo costituito da infiniti rimandi, suggeriti dal reale, che toccano le parti sensibili di un ricordo mai vissuto o creduto dimenticato, abbandonato per sempre, e che invece rispunta prepotente e pungente. E il tempo ritrovato è l’unico tempo concesso alla nostra memoria: l’ineffabile vero diventa raggiungibile solo mediante un’interpretazione postuma. Perciò, per Camilla, un ruolo importante nel conoscere, viene esercitato dalla memoria. Essa conserva le nostre esperienze passate, ma in modo non statico, perché le fa continuamente interagire con il presente che noi creiamo, e subito dopo muta con il nostro stato d’animo, sottoposto al fluire del tempo.
Federico Alberigi – Marzo 2023
Homo videns
L’eco del silenzio
2024
Flirts serali online